Ai microfoni di Radio Bianconera, nel corso di 'Cose di Calcio', è intervenuto il fratello di Moise Kean, Giovanni, all'indomani del gol dell'ex attaccante della Juventus nel 4-1 del PSG al Barcellona: "Quando eravamo piccoli lo portavo con me agli allenamenti, è nata così la passione. Lui poi è riuscito a fare meglio, ma è cominciato tutto giocando per strada. Ha sempre avuto quel qualcosa in più degli altri, ciò che lo distingueva era la voglia, giocava anche con la pioggia e con la neve, anche con quelli più grandi. Pensavo che potesse fare qualcosa di importante, ma non credevo a questi livelli. Oggi i ragazzini hanno tutti la Playstation e l'Ipad, noi quando uscivamo da scuola pensavamo solo a prendere il pallone e ad andare a giocare all'oratorio".
Sul momento vissuto dal fratello: "Lui ha una grande freddezza, ieri dopo la partita gli ho chiesto se si rendeva conto del fatto che aveva sfidato Messi. Lui ha minimizzato, dicendo che aveva solo fatto un gol".
Sull'addio all'Italia: "Secondo me gli è servito tantissimo andare all'estero, è maturato a livello umano e calcistico. Trasferirsi così giovane all'estero da solo non è mai facile. Lui ad ambientarsi con le persone non ha problemi, forse è stato più difficile cambiare stile di vita, cultura, crescere in fretta sotto certi aspetti. Secondo me gli è servito. Che consigli gli abbiamo dato? Solo di mantenere l'umiltà che ha, di non montarsi la testa e di impegnarsi".
Sulla Juventus: "La Juventus è stata una seconda casa per lui, lo ha cresciuto e lo ha formato. È diventato quello che è anche grazie alla Juve. In parte non concordo nemmeno io con la decisione di cedere mio fratello, ma alla fine gli è servito".
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